Off Topic: le "fotografie" a pastelli di Lisa Carpagnano
Ci siamo fatti raccontare dall’illustratrice francese del suo lungo viaggio in Giappone e di come realizzarsi artisticamente, mettendo in discussione dinamiche accomodanti, non è del tutto utopico.
In Off Topic ci rilassiamo un attimo per scrivere di ciò che più ci piace. Troverete quindi articoli sulla musica, sul cinema, la letteratura e su un po’ tutto quello che ci passa per la testa :)
Lo scorso anno la graphic designer e illustratrice francese Lisa Carpagnano ha deciso di prendersi una pausa e di trasferirsi per sei mesi in Giappone. Fino ad allora si era concentrata sulla sua professione di graphic designer, ma il viaggio nipponico le ha permesso di aprire i suoi orizzonti artistici e approfondire la sua passione per il disegno.
Da quel viaggio Lisa è tornata con una serie di illustrazioni che assumono i tratti di fotografie pastellose del quotidiano. Tematiche che spaziano dall’amicizia tra ragazze al coming-of-age fino alla cucina e all’escapismo si fanno spazio in contesti ora urbani, ora naturalistici, dando forma a un mix di sensazioni che vanno dalla quiete alla malinconia.
Incuriositi dal suo percorso artistico (e umano) abbiamo quindi contattato Lisa per farci raccontare del suo viaggio nipponico e di come realizzarsi artisticamente, mettendo in discussione dinamiche accomodanti, non è del tutto utopico.
Ciao Lisa, per iniziare ci parli un po’ di te..
Mi chiamo Lisa Carpagnano e sono un’illustratrice e graphic designer francese di base a Rennes (Francia). Mi sono laureata all’École Estienne di Parigi e parallelamente ai miei lavori come graphic designer ho sviluppato la mia passione per l’illustrazione. Il mio mondo è colorato, fortemente influenzato dal cinema e dalla fotografia e si muove nel confine tra finzione e documentaristico.
La tua professione principale era quella di graphic designer, ma nel 2022 hai lasciato Parigi per un viaggio di sei mesi in Giappone con lo scopo di concentrarti sull’illustrazione. Ci parli del viaggio, perché proprio la scelta del Giappone e come ha influenzato il tuo percorso artistico?
Nel 2022 lavoravo come grafica freelance da ormai 5 anni. Ero abbastanza frustrata dall’illustrazione, volevo che fosse più di un hobby e sentivo che probabilmente mi mancava qualcosa. Inoltre non avevo mai viaggiato fuori dall’Europa e mi ero presa fino ad allora pochissime settimane di riposo. Quando il mio ragazzo mi chiese se mi sarebbe piaciuto fare questo viaggio con lui l’ho subito vista come un’opportunità per rompere quella routine.
Vivere in Giappone è stato rinfrescante e stimolante. Il primo mese ho preso lezioni di giapponese, così da poter imparare le parole base.
Ritagliarmi il tempo necessario per imparare qualcosa che non era legato al lavoro è stato molto divertente. Ho trascorso il resto del viaggio scoprendo il paese e la sua cultura, disegnare le cose che vedevo e che volevo ricordare. Ovviamente non lavorare a progetti grafici è stato stressante, ma allo stesso tempo è stato liberatorio potermi prendere del tempo per pensare a cosa avrei voluto fare in futuro e come poter incorporare maggiormente il disegno nel mio lavoro.
Quanto il Giappone, la sua storia, la sua estetica, ha inciso sul tuo modo di disegnare? E cosa ti ha lasciato il Giappone e che tipo di ispirazione hai tratto dalla sua cultura?
Una cosa che mi piace del Giappone è che l’illustrazione è davvero presente nella vita quotidiana delle persone. Molti ristoranti, bar, ma anche servizi e attività commerciali più “tradizionali” hanno per logo un’illustrazione. Durante quei pochi mesi in Giappone ho scoperto qualcosa di nuovo ogni giorno, dai paesaggi ai piatti fino ai modi di vivere.
Non so fino a che punto la cultura giapponese possa ispirare direttamente i miei disegni, ma ho riportato da questo viaggio l’abitudine di tenere sempre gli occhi ben aperti e raccogliere immagini, momenti e stati d’animo del quotidiano, per poi trasformarli in disegni.
Le tue illustrazioni sono pacate e lo stile pastelloso non fa che accentuarne questo carattere. Ci parli di come hai sviluppato il tuo stile e da dove trai ispirazione?
Il colore è una parte molto importante del mio processo come illustratrice. Ho provato molte tecniche diverse, pastelli morbidi, pastelli a olio e pennarelli, ma le matite colorate restano le mie preferite. Mi piacciono i loro colori vividi e la possibilità di mescolarli, ma anche il fatto che posso portarli con facilità ovunque. Sono davvero impressionata da ciò che i disegni digitali consentono oggi di fare dal punto di vista tecnico, ma preferisco conservare le imperfezioni e l’essenza del disegno tradizionale.
Nei tuoi disegni ci sono sempre frammenti di quotidianità che spaziano dal contesto urbano alla natura, ma anche all’intimità. Come nasce, nella teoria e nella pratica, una tua illustrazione?
La maggior parte delle volte vedo i miei disegni come delle piccole storie. Per iniziare disegno un sacco di cose che mi passano per la mente (persone, oggetti, paesaggi, alimenti) e che sono legate all’argomento che voglio esplorare. Poi mescolo questi schizzi con immagini che mi ispirano, principalmente foto di moda o cinematografiche. Poi comincio a pensare alla composizione: come creare il ritmo, cosa comunicherebbe questa immagine se la mettessi vicino a quest’altra, quale sarà grande o centrale e quale più piccola e aneddotica.. è come un puzzle.
Allo stesso tempo cerco i colori, l’atmosfera che voglio restituire. E quando sento che tutto combacia inizio a lavorare sul disegno definitivo.
Due altre tematiche che emergono dai tuoi disegni sono l’adolescenza e l’amicizia tra ragazze...
Sono sempre stata una fan dei film per adolescenti e delle serie tv. Adoro il loro immaginario e mi rendono nostalgica, in senso positivo. Ho anche alcuni amici intimi e donne a cui voglio bene che sono parte integrante della mia vita. Probabilmente è per questo che mi piace così tanto dipingere questi tipi di scene!
Nei tuoi ultimi lavori trovano spazio ingredienti, ricette e il cibo che fanno da accompagnamento a quei frammenti di quotidianità ai quali facevamo riferimento prima. Come mai questa tematica è finita al centro delle tue opere?
Amo il cibo e mi piace cucinare. Mi piacciono gli ingredienti buoni e le ricette semplici, le belle tavole, frutta e verdura fresca, piatti colorati.. In un certo senso cucinare è come disegnare: devi scegliere i tuoi ingredienti, trovare i sapori che stanno bene insieme, mescolare consistenze e colori per creare un pasto dall’aspetto bello e dal sapore buono. Penso che la cucina e il cucinare siano un ottimo modo per condividere e per andare alla scoperta di un paese e delle sue tradizioni, conoscendo la sua gente e comprendendone meglio abitudini e modi di vivere.
Una delle mie graphic novel preferite è Un Orage par jour dell’illustratore francese André Derainne che ha trascorso un po’ di tempo in Vietnam e ha usato i disegni per descrivere i piatti che ha assaggiato, e le persone che ha conosciuto, durante la sua esperienza. E adoro anche il libro La main à la pâte di Alessia Serafini, nel quale la designer italiana ha disegnato una settimana di cucina con la sua famiglia in Italia, dando forma a ricette per tutti i primi piatti che ha preparato.
Recentemente ho inoltre avuto l’opportunità di illustrare alcune ricette ed è qualcosa che mi piacerebbe rifare in futuro, magari come parte di un libro.
In alcune illustrazioni si intravede la tua volontà di voler raccontare storie (per ora brevi). Ti piacerebbe realizzare una graphic novel o preferisci lavorare a cose più istantanee?
Non ho mai lavorato a una graphic novel prima d’ora ma mi piacerebbe. Sul mio scaffale ho uno dei miei libri preferiti, Rorbuer di Aurélie Wilmet, che è una raccolta di quattro racconti ispirati alla mitologia norrena ed è raccontato per immagini, senza alcun tipo di testo. Di recente ho comprato Corps Vivant di Julie Delporte, che è un testo molto intimo, introspettivo, accompagnato da illustrazioni di piante, paesaggi e momenti della vita, come si trattasse di una scatola dei ricordi o di un diario. Questi due sistemi narrativi sono molto diversi tra loro e stimolanti. Personalmente non so ancora a quale argomento mi piacerebbe lavorare, ma la graphic novel è comunque qualcosa che mi piacerebbe artisticamente esplorare.
Ultima domanda. Se ti chiedessimo di scegliere di illustrare la copertina di un libro, quella di un disco musicale e la locandina di un film quali sceglieresti (ci dici tre titoli e se ti va ci racconti perché sei affezionata a loro?)
Film: Bianca di Nanni Moretti. Adoro l’atmosfera di questo film, solare e poetica ma anche divertente e drammatica allo stesso tempo.
Album: Breakup Songs di Silly Boy Blue. L’ho scoperto di recente e come il titolo suggerisce, l’intero album parla di una rottura amorosa, in modo ossessivo e catartico.
Libro: Lolita di Nabokov. Amo questo libro e penso che sarebbe interessante illustrarlo senza mostrare una versione seducente e sessualizzata di Lolita, ma piuttosto sottolineando la follia del narratore e l’atmosfera inquietante che permea la storia e avvelena tutte le scene di innocenza e quelle di infanzia.