Please, present yourself: NIKA SANDLER
Traendo ispirazione da Mark Fisher l'artista visiva Nika Sandler elabora e destruttura il significato di piacere aprendo a una riflessione sull'artificialità di quest'epoca.
Ciao, benvenuti in Please, present yourself.
Di cosa tratta questa rubrica? In poche parole ci piace andare alla scoperta di nuovi progetti fotografici e lasciare che siano gli stessi artist* a raccontarsi. Noi pensiamo solo a fare qualche domanda! Facile, no?
La notte di un Capodanno, la fotografa e artista visiva Nika Sandler, espresse il desiderio di raggiungere la pace personale. Cominciò quindi a bere con la speranza di trovare quella serenità che solo i tranquillanti riuscivano a farle raggiungere, e a immortalare quei momenti in immagini che poi avrebbero dato forma al progetto The World Of Hedonia (titolo che trae ispirazione dal concetto di “edonia depressiva” formulato in Realismo Capitalista da Mark Fisher).
Nelle opere visive di Nika Sandler (di seguito trovate un’anteprima dei suoi ultimi due progetti The World Of Hedonia e My Nonhuman Friends) ad emergere è l’elemento del contrasto. Umano e non-umano, piacere e disgusto, plasticità e natura sono, infatti, gli elementi che caratterizzano i suoi lavori e che stimolano a riflettere sull’artificialità dell’epoca che stiamo vivendo.
Di tutto questo abbiamo parlato con Nika nell’intervista che segue.
Please, present yourself…
Sono un’artista visiva. Mi piace lavorare a casa di notte, in silenzio, circondata dai miei verdi animali domestici. Trovo ispirazione negli stati borderline. Le idee migliori mi sono venute mentre ero intossicata.
Mi piace creare micro-mondi a partire da cose e oggetti improvvisati, catturarli con una macchina fotografica e sottoporli a lunghe elaborazioni digitali.
Sono affascinata da tutto ciò che non è umano: animali, piante, funghi, tecnologia. A volte mi piace pensare di essere un umano senza origini umane.
Cosa ti ha avvicinato alla fotografia, e perché hai scelto questo medium per esprimerti?
L’idea di dedicarmi alla fotografia mi è balenata in mente, per la prima volta, durante una seduta psichiatrica. In quel momento, stremata da ossessivi pensieri suicidi, mi sono sentita attratta dalla fotografia e dalla sua ingannevole semplicità. Mi dava l’impressione che fosse un modo semplice ed economico per spostare l’attenzione e l’espressione creativa.
.. che rapporto hai con le immagini, in quest’era in cui tutti siamo sovraesposti ad esse?
Ne sono ancora innamorata.
Parliamo del tuo progetto The World of Hedonia. Quando e come è nata l’idea di realizzarlo?
Fine 2020. La mia direttrice alla scuola di fotografia Docdocdoc, Feodora Kaplan, mi suggerì diversi esercizi di sperimentazione prima delle vacanze estive. Scelsi un esperimento intitolato Look behind the Christmas tree. L’obiettivo era quello di esprimere un desiderio a Capodanno, realizzarlo e catturarne il processo.
All’ora x mi augurai la pace per me stessa- e cominciai a fare baldoria. Bevvi molto per raggiungere la stessa serenità che provavo quando assumevo tranquillanti. Allo stesso tempo scattavo immagini astratte che riflettevano i miei stati. In seguito si aggiunsero alcune nature morte e una bambola che sarebbe diventata mia alter ego.
In The World of Hedonia esamini il concetto di “piacere”, associandolo a qualcosa di piacevole e seducente ma anche di inquietante. Cosa rappresentava per te il concetto di piacere all’epoca della realizzazione del progetto e cosa rappresenta ora?
Non idealizzo più il piacere così tanto come facevo prima, e ho meno paura del dispiacere.
Altri due elementi centrali sono il “sonno” (la necessità di fuggire dalla realtà) e la plasticità dei soggetti fotografati. Ce ne parli?
A volte ricorro all’anestesia dalla realtà per far sì di non impazzire a causa del doloroso shock provocato dalla sua eccessiva crudeltà e insensatezza.
Mentre attraverso gli oggetti volevo enfatizzare l’artificialità del culto del piacere.
Nel tuo ultimo progetto, My Nonhuman Friends sposti invece il focus dal “concettuale” di The World of Hedonia, a qualcosa di più concreto, i ricordi. Ce ne parli?
In realtà, iniziai a lavorare a questo progetto prima di The World of Hedonia Quello, per me, fu un periodo molto difficile a causa della morte del mio gatto di nome Raymond. L’esperienza della perdita e l’amore per i gatti, che mi ha circondata per tutta la vita, si è incarnata in un’opera multi-strato.
In questa serie, mi sono concentrata su fotografie d’archivio dei miei amici non-umani, alcune delle quali sono state notevolmente ingrandite, provando a richiamare i dettagli più piccoli in un modo quasi felino e lungimirante.
Ho cercato di creare nature morte con oggetti che ricordassero il tocco e l’odore dei miei amici. E ho anche scattato foto dal punto di vista dei gatti.. così da dare un’idea di come loro vedevano il mondo.
My Nonhuman Friends ci ha fatto pensare a una citazione di William Borruoughs tratta dal libro The Cat Inside: “The cat does not offer services. The cat offers itself. Of course he wants care and shelter. You don't buy love for nothing”. Cosa ne pensi?
Credo che Burroughs fosse molto vicino a comprendere la saggezza dei gatti.
Stai lavorando a qualcosa di nuovo? Ti va di svelarci qualcosa?
Sto lentamente lavorando a un progetto sui denti, cercando di esplorarli come fossero un archivio di esperienze umane.